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I due mondi nella sua arte

mostra personale
04.10.-26.10.2022
Hans Piffrader
Galleria Civica Bolzano

Vernissage: 4.10.2022, ore 19

Il Südtiroler Künstlerbund dedica questa mostra (a cura di Mathias F r e i) all`opera discorde dell`insigne scultore e grafico Hans Piffrader, nato a Chiusa nel 1888. Dal 1947 al 1950, anno della sua scomparsa, fu pure presidente del Künstlerbund.

É questa la prima volta che in un`unica mostra si cerca di presentare i d u e l a ti

dialmetricamente opposti per soggetti e la forma espressiva, cioè „ I due mondi nella sua arte“:  con ciò intendiamo sensibillizare e incoraggiare a valutare con occhio e mente critici sia le sue opere che i fatti e condizionamenti politici che si riverberano nell`espressione artistica tra le due Guerre Mondiali (1918 – 1945).

Il suo tirocinio iniziato nel 1911 presso l`Accademia delle belle Arti di Vienna, Classe scultura e corso di specializzazione in grafica artistica, fu forzatamente interrotto dal servizio militare al fronte, causa dichiarazione di guerra del Regno d`Italia alla Monarchia austro-ungarica il 23 maggio 1915. Piffrader potè riprendere gli studi soltanto dopo l`armistizio del 4 novembre 1918 e completarli appena nel 1924 (a 36 anni). Arruolato col grado di tenente nel reggimento dei „Tiroler Kaiserjäger“ visse e subì l`atroce esperienza dei sanguinosi combattimenti sul fronte del monte P a s u b i  o. Ciò condizionò in seguito la sua irequieta visione della vita che si riverberò pure nel suo linguaggio artistico   tra gli anni 1920 e 1937.

               Espletati gli studi a Vienna e dopo viaggi e partecipazione con successo ad esposizioni all`estero, Hans Piffrader ritornò nella sua cittadina natia di Chiusa (1924), trasferendosi nel 1931 definitivamente a B o l z a n o nella sua casa in via Vintler/Vintola.

Oltre a sculture di vario genere in bronzo e legno, la sua opera si dedica con ancor maggiore intensità alla grafica con matita e carboncino (talvolta colorato) e qualche dipinto ad olio su tela. Sia la tematica, sia l`esecuzione formale-stilistica delle sue creazioni di contenuto  profano o di carattere religioso sono spesso condizionate dall`orrore per i traumatizzanti eventi bellici da lui vissuti:  un`ossessione di surreale espressionismo e apocalittica tragicità  pervade con agitata linearità e contrastanti effetti di luci-ombre molte scene di questo travagliato periodo creativo dell`artista (comparabile a tali visioni spettrali di Alfred Kubin).  Nel corso degli anni 1930 la sua irruenza tematica e stilistica tende a placarsi e ricomporsi in scene di vita quotidiana e qualche ripresa di amanti o allettanti fanciulle.

Il secondo „mondo nella sua arte“ inizia nel 1938 e termina nel luglio del 1943 con l`ultimazione dell`immenso rilievo sulla facciata sopra“ l`arengario“ (balcone) della nuova sede del Partito fascista in piazza del Tribunale a Bolzano, inneggiante alle gesta del „Grande Condottiero“ Benito Mussolini -  -mentre contemporaneamente assistiamo alla caduta del Regime fascista e in seguito si compierà  il tragico destino del Duce.

               L´evento che, infine, concesse la commissione del RILIEVO a Hans Piffrader fu la grande mostra-concorso „Sindacale d`arte di Bolzano“ (ex Biennale di Bolzano), il cui motivo conduttore fu l`esaltazione de „LA GRANDEZZA DEL TEMPO DI MUSSOLINI“. La mostra venne inaugurata il 28 agosto 1938 nel nuovo Istituto Tecnico „Cesare Battisti“ in via Cadorna…., con grande sfoggio di rappresentanti del Partito e numerosa adesione di artisti rinomati altoatesini e trentini ( ben 77 artisti con 378 opere di vario genere). Questi furono invogliati a partecipare anche da promesse di acquisti e lauti premi (perfino del Duce), riservati però agli iscritti al Sindacato fascista.

Come la maggioranza degli artisti in mostra anche Piffrader non disdegnò di aderire al Sindacato, e presentò un rilievo in bronzo intitolato con il famoso detto di Cesare VENI, VIDI, VICI. L`imponente tavola bronzea di ca. 240 x 120 cm (tuttora appesa indisturbata dell`atrio dell `Istituto) mostra un arcigno legionario ben modellato, che con gesto sprezzante indica il sottomesso „Leone di Giuda“, titolo ed emblema dell`Imperatore d`Etiopia, e metafora della conquista dell`Abissinia (1934/35).  L`opera molto apprezzata e premiata gli valse la nomina a „Cavaliere d`Italia“ e – onore massimo -  l`incarico di realizzar il  possente rilievo largo 36 metri, alto  5,5 metri (su due piani) con 57 lastre di marmo pregiato“ imperiale“ del peso complessivo di 95 tonnellate.

I singoli pannelli dovevano illustrare degnamente „ L´ascesa dell`Italia fascista dai giorni grigi ma gloriosi della prerivoluzione fino alla conquista dell`Impero, alla guerra di  Spagna ed alla liberazione del „Mare Nostrum“  ( cioè il mare Mediterraneo)….., con la scena centrale del Duce a cavallo circondato da quattro figure allegoriche   e l`imperativo categorico CREDERE, OBBEDIRE,,COMBATTERE, quale direttiva inoppugnabile di un regime totalitario e celebrativo della propria ideologia vincente ………, destinata però all`imminente disfatta!

Benchè Hans Piffrader, con centinaia di disegni, bozzetti e modelli in gesso, si impegnasse per corrispondere al perentorio comando del committente di attenersi strettamente al programma prescritto, l`artista corraggiosamente si discostò dall`interpretazione tematica e formale prescritta di qualche scena nei bozzetti preparatori, ma infine – volens-nolens—si doveva sottomettere al volere e potere del Partito.  Due esempi presenti nella mostra  -    cioè l`allegoria del Mare Nostrum e l`interpretazione grafica della Guerra Civile di Spagna—evidenziano la dicotomia dell`indole di un`artista travagliato per la restrizione imposta alla sua libertà interpretativa dell’arte.

PS.: In aggiunta alle opere esposte la mostra propone diverse documentazioni: Il Curriculum dettagliato di Hans Piffrader, varie pubblicazioni e saggi, riproduzioni ingrandite di giornali d`epoca e due filmati  (italiano e tedesco) sulla vita e opera dell`artista, infine la fotoriproduzione del maestoso gruppo in bronzo della PIETÀ  - unica e ultima opera realizzata da Hans Piffrader dopo il fatidico anno 1943.(mf)

 

 

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